Abbiamo già ospitato Silvia con la sua mini-guida all’Erarsmus dove ci spiegava come funziona questo progetto e come attuarlo. In questo post invece è lei stessa che ci racconta della sua esperienza ad Istanbul, città che la sta ospitando per questa avventura.
Era una calda giornata di fine agosto quando sono sbarcata in un altro mondo, non molto distante dall’Italia, ma completamente diverso: avevo appena cominciato il mio Erasmus a Istanbul, in Turchia! Sono partita da sola, con due valigie che contenevano il necessario per sei mesi e tanta voglia di avventura. Di certezze avevo solo la prenotazione dell’ostello, null’altro.
Tutto era incredibile ai miei occhi: la città era un’esplosione di colori e profumi, ho visto le prime moschee mentre ero in aereo durante l’atterraggio e poi ho sentito per la prima volta il canto del Muezzin. Durante i primi giorni non riuscivo a smettere di fotografare: sono rimasta incantata dai tramonti e dal colore del cielo. Sembrava un sogno e invece era una città vera!!
Sebbene fossi sola non avevo paura: ero entrata in un vortice in cui vivo tutt’ora. Mi sono messa alla ricerca di una casa ( santi Facebook e Google Maps!). Ogni giorno macinavo km a piedi sotto un sole cocente e mi dilettavo tra burocrazia Erasmus e burocrazia turca, quella italiana mi fa un baffo ora! Qualche complicazione l’ho avuta invece al supermercato: “ahimè e adesso quale shampoo compro? E cos’è questo liquido bianco che sembra latte ma non lo è? (scopro essere l’Ayran, yogurt da bere squisito!) e perchè le minestre Knorr hanno strani ingredienti dentro?”. E non capivo niente neanche con l’aiuto di Google traduttore! Ma via via che passa il tempo ho preso familiarità con i prodotti (un pò meno con il turco..ahahah!) e sono stata in grado di fare una spese decente.
Dopo una decina di giorni ho conosciuto la mia prima amica tedesca che anche lei partecipava al programma Erasmus: decidemmo di partire insieme per una settimana alla scoperta della Turchia, ma ricordo che in tutto il viaggio ero attanagliata dalla nostalgia per Istanbul: ci vivevo da poco e già ne ero dipendente…aiuto!
A fine settembre ho cominciato i corsi e sperimentato cosa vuol dire vivere in una città con oltre 15 milioni di abitanti: traffico a tutte le ore e tempi di percorrenza per l’università variabili tra i 30 minuti e l’ora e mezza; fortunatamente vado solo due volte alla settimana.
Qui il sistema universitario è differente rispetto a quello italiano poichè un bachelor (equivalente alla triennale in Italia) dura 8 semestri, ovvero 4 anni e ogni corso ha un’unica lezione a settimana concentrata in tre ore. Le classi sono poco numerose e al massimo si arriva a una cinquantina di studenti per i corsi obbligatori, ma quello che ha lasciato sconvolti noi studenti europei è stato il costo della mensa: con la modica cifra di 1,50 lire turche (dipende dal cambio, ma è meno di un euro!!!) è possibile fare un pasto completo e devo dire che la qualità del cibo non è affatto male!
Mentre trascorro giornate a girovagare senza meta e serate danzanti nel cuore della notte istanbuliota, ho intessuto molte relazioni e infatti la rete di conoscenze ha cominciato a prendere forma e allargarsi .
Le mie amicizie sono per lo più made in Germany: infatti, se è vero che gli Erasmus italiani prediligono la Spagna, i tedeschi vengono in massa in Turchia. I turchi sono persone estremamente disponibili e socievoli, purtroppo il livello di inglese è molto basso e questo spesso rende difficile l’approcio nonchè il semplice dialogo nei negozi. Il turco non è una lingua facile, è diversa rispetto al classico quartetto inglese-francese-tedesco-spagnolo e quindi impararla risulta complicato: io faccio una fatica terribile a tenere a mente le frasi che imparo proprio perchè sono suoni a cui non siamo abituati.
Tutt’ora mi chiedo cosa sia stato a spingermi a venire qui: sicuramente ero attirata dalla diversità di questo posto e dal fatto che è una meta insolita per l’Erasmus. Non mi ero creata molte aspettative, quello che volevo era semplicemente vivere, sperimentare, scoprire. Desideravo vivere giorno per giorno godendomi ogni singolo istante, immergendomi in questa cultura così ricca di tradizioni e cibi.
Ora stanno fiorendo sane amicizie che spero continuino nel futuro e sto scoprendo un paese che, seppur considerato la porta d’Europa, è distante anni luce da essa: sicuramente una piacevole sorpresa.
Tante, troppe cose ancora ci sarebbero da raccontare, ma ci tengo a inviare un messaggio: ragazzi, fate l’Erasmus! Aprite la vostra mente e il vostro cuore al mondo, a quello che è diverso da voi e dalla vostra cultura. Non usate le scuse del non voler rimanere indietro con gli esami o che l’Erasmus sia troppo frivolo e festaiolo perché non hanno fondamento! E’ un’espeienza che non ha prezzo: si cresce, si matura, si sviluppano pensieri e convinzioni, si abbattano pregiudizi, ma soprattutto si conosce il mondo e si apre la mente!
E di quest’ultimo aspetto ce n’è davvero tanto bisogno.
Silvia, Istanbul.
Che bella esperienza Silvia! Io ho fatto un simil-Erasmus in Francia, a Strasburgo, ed è stata la mia prima esperienza di vita all’estero. Ma farlo a Istanbul deve essere un sogno! È una delle città che mi ha rubato il cuore, credo la più bella che abbia visto finora 🙂 Goditi questo Erasmus turco fino alla fine!
Istanbul é stupenda ma molto molto stancante! Me la sono goduta fino alla fine e ormai dentro di me restano tanti bei ricordi e tanta tanta voglia di risalire su un aereo e riprendere il volo! Istanbul é solo l’inizio
Complimenti per l’esperienza, Silvia. Hai entusiasmo da vendere e si vede che prossimamente sarai nuovamente da qualche parte nel mondo. In bocca al lupo per il futuro.
Esperienza straordinaria davvero. Istambul e’ una citta’ che mi ha sempre affascinato ma non ci sono mai stata. Nell’attesa leggo i libri di Elif Shafak e mi inebrio dei colori, sapori ecc.ecc. di Istambul… Un abbraccio
Mia figlia, 11 anni, partirà a maggio di quest’anno per una settimana di Erasmus Plus ad Atene. Non è molto, ma considerando che ha solo 11 anni, e sarà in un paese straniero e dovrà cavarsela, ospite di una famiglia ateniese, con il poco inglese delle nostre scuole medie… Anche per questo tipo di esperienza contano le medie scolastiche e l’aperura mentale (soprattutto dei genitori…).
Spero che Matilde abbia la voglia e le possibilità di ripetere il progetto anche in futuro! Ti posso seguire su qualche blog?